Il TCF (Tax Control Framework) o “sistema di gestione e controllo del rischio fiscale” rappresenta un interessante approccio alle vicende relative al controllo delle patologie fiscali all’interno dei contesti aziendali di medie e grandi dimensioni.
Non uno statico modello paradigmatico, ma un modus cogitandi capace di sfruttare le migliori sinergie aziendali al fine di prevenire i fenomeni di corruzione ed inadempimento fiscale, monitorando le aree più soggette a rischio e modulando i controlli in relazione alla concreta realtà aziendale.
Il perno dei sistemi di gestione del rischio fiscale ruota intorno alla collaborazione e alla coesione operativa tra gli organi di revisione e controllo interni e gli altri attori della scena fiscale, in primis l’Amministrazione finanziaria. A tal fine e sulla scia della “tax compliance” inaugurata su sprone europeo negli ultimi anni, il legislatore fiscale ha predisposto un regime di cooperative compliance (o adempimento collaborativo) volto a rinsaldare la collaborazione tra fisco e contribuenti con un sistema a parziale carattere premiale (snellimento burocratico, riduzione delle sanzioni della metà o in misura non superiore al minimo edittale con contestuale sospensione della riscossione fino al termine delle procedura di accertamento, ed esenzione dalla prestazione di garanzie ai fini del rimborso delle imposte dirette ed indirette per la durata di adesione al regime) incentrato su canali di aperta comunicazione, come l’interpello preventivo (con tempi di attesa per il responso abbreviati a 45 giorni).
Il decreto legislativo n. 128/2015 (in attuazione della legge di delega fiscale n. 23/2014) focalizza l’attenzione sulla ratio del provvedimento, precisando che “..si introduce nell’ordinamento legislativo il regime di adempimento collaborativo al fine di promuovere forme di comunicazione e di cooperazione rafforzata tra l’Amministrazione finanziaria e i contribuenti dotati di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale..”
Essenziale risulta quindi, ai fini della possibilità di aderire al predetto regime, l’esistenza, all’interno del sistema organizzativo aziendale, di un adeguato ed efficace sistema di controllo interno per la gestione del rischio fiscale.
Nel delineare le caratteristiche necessarie per poter qualificare come adeguato il sistema di controllo del rischio fiscale, l’Agenzia delle Entrate, con la circolare 38/E del 16/09/2016, fa proprie le precedenti linee guida predisposte dall’OCSE in materia di Tax Control Framework nel Report “Cooperative Tax Compliance: Building Better Tax Control Frameworks” pubblicato nel maggio del 2016.
Il TCF si caratterizza per un preciso disegno di tax strategy, che non potrà non tener conto di una valutazione strutturale ed analitica della propensione al rischio fiscale di un’impresa, esaminata sulla base della complessiva politica di corporate governance e del ruolo del consiglio di amministrazione nella supervisione delle metodologie e delle figure professionali predisposte al fine di gestire e monitorare i rischi legati alla fiscalità aziendale.
E’ chiaro quindi come l’intento della normativa in esame sia quello di responsabilizzare l’intera organizzazione societaria, creando quel quadro complessivo di cooperazione necessario a fare in modo che la governance fiscale non risulti ai margini dei processi decisionali ed evolutivi della società.
Il sistema di controllo interno del rischio fiscale si situa così al centro di un complesso network di monitoraggio che si compone di sei punti essenziali, delineati dall’art. 4 del decreto legislativo n.128/15 e così evidenziabili:
- tax strategy
- ruoli e responsabilità
- procedure
- monitoraggio
- adattabilità rispetto al contesto interno ed esterno
- relazione degli organi di gestione.
La strategia fiscale che figura quale primo elemento strutturale di un efficace TCF deve riflettere il reale substrato economico e commerciale nel quale si trova ad operare la società, delineando in modo preciso i reali rischi fiscali da sottoporre a controllo. In tale quadro è pacifico che le responsabilità ed i ruoli debbano essere preliminarmente assegnati, tenendo conto delle specifiche competenze e della complessità degli obiettivi.
Anche l’aspetto documentale assume un ruolo rilevante all’interno dei sistemi di gestione del rischio fiscale, dovendo l’impianto complessivo della documentazione predisposta fornire un quadro trasparente all’amministrazione fiscale, che potrà in tal modo valutare, sempre sulla base di un costante dialogo con gli organi di controllo, l’affidabilità del meccanismo di gestione del rischio e l’aderenza del TCF allo stato della legislazione fiscale.
Data inoltre la flessibilità dello strumento in analisi, risultano necessarie procedure di periodico monitoraggio del sistema di controllo, soprattutto in occasione di particolari processi di ristrutturazione aziendale ed in relazione alle operazioni straordinarie che possano significativamente spostare il baricentro dei processi decisionali e di valutazione dei rischi. In tale ottica, acquista sempre maggior peso la figura del tax control manager, figura di raccordo con gli organi di gestione, fulcro operativo del TCF.
In materia di gruppi di società, l’Agenzia delle Entrate ha inoltre specificato nella circolare 38/E già menzionata, come sia possibile una estensione per “trascinamento” del regime dell’adempimento collaborativo allorchè una società facente parte del gruppo, pur non rispondendo ai requisiti dimensionali previsti dalla legge, svolga “funzioni di indirizzo” nell’ambito del sistema di controllo e gestione del rischio fiscale. Questo approccio non può che essere salutato favorevolmente, denotando, come evidenziato da Assonime nella circolare n.14/2016, come l’Amministrazione finanziaria abbia ben chiara la complessità delle dinamiche gestionali presenti all’interno dei gruppi societari.
Risulta chiaro quindi come tale sistema permetta alla società di effettuare un’autovalutazione preventiva del rischio fiscale, riuscendo, in combinato con il nuovo approccio comunicativo che l’Amministrazione finanziaria ha inteso adottare con il regime dell’adempimento collaborativo, ad ottenere una costante panoramica della variabile fiscale ed a prevenire i possibili fenomeni corruttivi.
La gestione dei rischi connessi alla fiscalità attraverso un sistema di Tax Control Framework presenta quindi, alla luce dei nuovi profili evidenziati, una evidente connessione con l’impianto disciplinare e normativo evidenziato dall’art. 6 del decreto legislativo n.231/01 in materia di responsabilità degli enti, che configura un modello di organizzazione e gestione idoneo a valutare i fattori di rischio ed a prevenire i reati.
Il sistema di gestione e controllo del rischio fiscale quindi, rendendo essenziale il costante monitoraggio dell’aderenza alla legislazione tributaria delle politiche fiscali d’impresa, permette un massiccio contenimento del rischio sanzionatorio legato ai reati tributari, potendo in tal mondo indirettamente prevenire il rischio di frodi interne e reati corruttivi. Tale approccio s’innesta in un complessivo ripensamento della variabile tributaria, ormai sempre più lontana dalla connotazione quale mera strategia per il risparmio d’imposta.
Rossana Grauso
Riferimenti normativi e bibliografici:
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OCSE – Report “Co-Operative Tax Compliance – Building better Tax Control Frameworks” – 13 maggio 2016
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Decreto legislativo n. 128/15 recante “Disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente, in attuazione degli articoli 5, 6 e 8, comma 2, della legge 11 marzo 2014, n. 23.”
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Agenzia delle Entrate – Circolare n. 38/E del 16 settembre 2016
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Assonime – Circolare n.14/2016